martedì 22 maggio 2012

la domus romana - 2° parte

Nella prima parte ci eravamo fermati alla descrizione  dell'atrium, dei cubicula e del tablinium. la seconda parte inizia con la descrizone del peristiyium prosegue con il tricliunium e termina con le cucine e le stanze degli schiavi.
Dall'atrio si giungeva al peristylium attraverso un corridoio chiamato andron. Il peristylium era il luogo di ritrovo della famiglia, un grande spazio all’aperto, circondato da un portico a colonne, raccolto intorno ad un giardino ben curato (Hortus) dove primeggiavano splendidi alberi da frutto, e abbellito da fontane e da giochi d’acqua. Tutte le stanze si affacciavano sul peristylium per poter usufruire della luce del giorno. 

Di fianco a una delle due alae poteva essere ubicato il triclinio (oecus tricliniare o Triclinium), la grande e sontuosa sala da pranzo, dove si tenevano i banchetti con gli ospiti di riguardo. Era la stanza più grande della casa e la più lussuosa, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti.  Prendeva luce da una apertura che dava da una parte sul peristylium  e dall'altra sull'atrium. Il tricilinio prende il nome dalla presenza di tre letti triclinari disposti a semicerchio  sui quali si disponevano gli  ospiti, tre per ogni letto, sdraiati sul lato sinistro col gomito appoggiato ad un cuscino.  
Questi letti o divani erano decorati di madreperla, argento e oro, e ricoperti da coperte di tessuto finissimo. Il letto centrale, il medius lectus, era destinato agli ospiti di riguardo. I divani erano disposti intorno al tavolo di legno di cedro con le gambe d’avorio, che poteva essere di diverse forme: quello di forma quadrata era detto cilliba e poggiava su tre piedi, quello circolare veniva chiamato mensa, e quello utilizzato per le bevande urnarium. I piatti erano serviti dagli schiavi sotto la direzione del tricliniarcha..  In occasione dei banchetti i patrizi non esitavano a dare sfoggio della loro ricchezza usando il vasellame più prezioso, spesso d’argento cesellato,  e i piatti più esotici e prelibati. Le coppe erano d’oro o di cristallo. In queste occasioni gli invitati indossavano al posto della toga una veste più comoda , la vestis cenatoria o synthesis. Venivano accolti da uno schiavo che, dopo aver loro fatto togliere i sandali li accompagnava al loro posto. Prima dell’inizio del pasto alcuni schiavi andavano in giro  per la sala porgendo dell’acqua profumata per lavarsi le mani. In epoca imperiale il triclinio fu sostituito dall'exedra, un ambiente molto più grande e adatto per le occasioni più importanti.



Le dimore più ricche  disponevano  anche di una bella bibliotheca e del balneum, il bagno, realizzato come per formare delle vere e proprie  terme private, con l’apodyterium, lo spogliatoio, il calidarium, la  piscina dell'acqua calda, il tepidarium, piscina dell'acqua tiepida, e infine il frigidarium che aveva l'acqua fredda.
Si affacciavano sul peristylium anche la cucina. Questo era il locale più piccolo e buio della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, con un camino, un piccolo forno per il pane e l'acquaio. La cucina non aveva comunque un’ubicazione fissa; a volte la si trovava anche che affacciava nell'atrium. Il piano di cottura era costituito da un bancone in muratura dove veniva spianata la brace. Il fuoco si accendeva grazie ad un acciarino a forma di ferro di cavallo che, tenuto per la parte centrale, veniva fatto percuotere addosso ad un pezzo di quarzo tenuto fermo dall'altra mano.
Un aspetto comune delle cucine romane erano le casseruole e pentole di rame (o bronzo) fissate sulla parete in bella mostra, con accanto i colini; arricchivano la dotazione degli utensili i pestelli in marmo, gli spiedi, le padelle di terracotta, le teglie a forma di pesce o di coniglio. Ma vi erano anche alcune dispense, mensole, scaffali e tavoli di legno, le giare per il vino e per l’olio, e numerosi sacchi di grano o farina.


Accanto alle cucine erano disposte le stanze degli schiavi (cellae servorum). Questi ambienti sono più spogli ed essenziali. Le pareti presentavano soltanto delle semplici greche rosse su sfondo ocra, ben lontane dai pregevoli affreschi delle sale padronali. A volte queste stanze erano disposte vicino all’atrium.
E per finire aggiungo una piccola planimetria in modo da poter avere una visione degli ambienti interni delle case romane.

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