giovedì 16 ottobre 2014

ADRIANA PIGNATARO -ANNAMARIA POLIDORI

“BIANCO E NERO” 


dal 13 al 26 ottobre
teatro dei Dioscuri
Roma


(testo e foto di Rosa Orsini)
Due donne, due personalità, due artiste diverse, direi quasi all'opposto. Non solo nella tecnica usata e nella preferenza dei soggetti, ma soprattutto nella scelta del colore: “Il bianco e il nero”. Una contrapposizione che Annamaria Polidori e Adriana Pignataro portano in questa bellissima mostra allestita nel foyer del teatro dei Dioscuri a Roma e che avrà corso dal 13 fino al 26 ottobre.

Il tentativo riuscito di conciliare ciò che la natura pone in contrasto e ciò che il loro linguaggio rappresenta, il conflitto, il dualismo, la notte e il giorno, il bene e il male, ritrovando infine l'armonia primordiale delle cose. Un messaggio simbolico e spirituale che vuole dirimere il concetto dualistico riconducibile alla concezione biblica e alla filosofia greca classica. Ma che si estende in una dialettica diversa anche nel mondo orientale dove lo yin e lo yang sono parte di un uno cosmico. Una contrapposizione che si trasforma dunque in armonia.
Un allestimento raffinato è quello scelto dalle due artiste dove la luminosità della pietra leccese, lavorata dalla abili mani di Annamaria Polidori si accentua, rilucendo sullo sfondo delle pareti del teatro dove emergono le tonalità notturne e il nero imperante dei quadri di Adriana Pignataro.
Yin (nero) e yang (bianco), il bianco e nero sono dunque il tema centrale della mostra. L'idea di esporre insieme è nata durante un recente vernissage di Adriana Pignataro alla galleria d'arte di Annamaria Polidori a Spoleto. Fu in quell'occasione che Adriana Pignataro, vedendo la sculture della Polidori, ha proposto di associare i loro lavori in un unico progetto espositivo, nell'intento di far incontrare i contrasti emergenti dal bianco delle sculture e dal nero predominate dei quadri. Il tutto attraverso una dialettica che conduce ad un'armonia di linguaggio, una dialettica che vede protagonisti due diversi modi di fare arte.
Grande successo di pubblico all'inaugurazione che ha visto presenti le due artiste circondate da amici ed estimatori.
Da una parte Annamaria Polidori, scultrice sensibile e versatile, presenta le sue bellissime e suggestive sculture in cui la pietra, in questo caso la pietra leccese, calcarea e duttile sotto lo scalpello, acquista una leggerezza che la eleva verso l'alto, la solleva, liberandola infine della pesantezza della materia.
Annamaria Polidori
La pietra leccese si presta ad essere plasmata, inoltre acquista se lavorata e lisciata con la carta vetrata un effetto lucido e marmoreo. Annamaria Polidori ci racconta di essere venuta a conoscenza di questo splendido calcare ad Otranto da un maestro della tecnica che insegnava a scolpire ai bambini affetti da problemi. Un maestro di vita, di matrice steineriana, come lei lo definisce, in quanto portatore di un concetto pedagogico ben preciso: riuscire a dare forma ad un'idea concepita è un grande messaggio da trasmettere ai bambini. Vedere che con le proprie mani si riesce a modellare la creta e a creare qualcosa di tangibile dà una soddisfazione incredibile nonché un benessere fisico e morale.
Annamaria Polidori
Polidori accoglie questo concetto e lo interpreta attraverso queste splendide figure che possono rimandare ad un primo sguardo alle forme scolpite di Rodin. Anche se in questo caso la sbozzatrice è la stessa artista. Un confronto che fa onore alla scultrice nella sua ricerca del raggiungimento della leggerezza della plasticità. Nei suoi lavori la Polidori trae spunto ed ispirazione dalla natura e da tutto ciò che si muove. Ecco quindi rappresentate le onde del mare, il vento che si alza, le nuvole, un ulivo secolare, la nereide che esce dall'acqua. “Perché è suggestivo conferire alla materia questo senso di movimento verso l'alto, questo sollevarsi, questa leggerezza, questo gonfiarsi proprio come se fossero vele, mareggiate, schizzi.” Attraverso la scultura l'opera è un continuo divenire, l'idea cambia rispetto a quella iniziale, pian piano la pietra scolpita suggerisce altre forme, non si parte da un foglio bianco, ma si parte dallo scalpello che aggredisce la pietra.
Adriana Pignataro
Abbandoniamo il bianco, la luce e ci addentriamo ad analizzare il suo opposto, il nero o come lo chiamano gli orientali lo yin. Adriana Pignataro, artista professionista a cui affianca la carriera di avvocato penalista, espone una serie di quadri realizzati con una tecnica mista. Si tratta di cartone e colore su tela, un collage fatto da diversi strati dove si evince l'azione ripetuta dell'artista di strappare le carte nere sulla tela bianca. Su ogni quadro ricorre il tema dominante: il nero che si squarcia alla ricerca continua della luce, a cui tende, a cui anela. Sono quadri astratti, impregnati di un lirismo che va oltre il semplice sguardo perché capace di suggerire molteplici e personali interpretazioni. “'Isola che non c'è”, “Nero strappato”, “La notte è stata lacerata” sono i titoli di alcune delle sue opere. L'artista gioca con il chiaro scuro. Il senso dei suoi lavori è ricercare e trovare la luce, una tematica costante e continua che l'accompagna da sempre, che persegue da anni di carriera artistica. Anche quando i lavori si realizzano con l'uso di tonalità diverse dal bianco e dal nero, come l'oro e il marrone. L'accostamento bianco e nero è un filone che Adriana Pignataro porta avanti dagli anni novanta. Per cui suggerire la presenza dei due contrasti che attraverso l'arte diventano armonia e si completano vicendevolmente è l'obiettivo che si è posta durante il concepimento della mostra.
Agdriana Pignataro
L'artista porta nel suo lavoro anche l'esperienza forense, dove il contrasto è insito in una professione che cerca nel suo intento di arrivare ad una composizione. “Io sono anche un avvocato oltre che un'artista professionista. Il contrasto è insito nella mia professione dove viene superato cercando la composizione. In questo contesto invece questo contrasto viene superato attraverso l'arte dove raggiunge l'armonia.”

Un concetto che si estende anche a livello culturale, sociale, politico. Ci sarebbe tanto da dire riguardo la contrapposizione tra la mentalità dell'occidente e quella dell'oriente. Ma mentre nell'occidente il contrasto, il conflitto sono proprio insiti nella mente, storicamente fin dall'epoca biblica, nella contrapposizione tra giusto o non giusto, dio e uomo, nella convinzione che sia quasi impossibile dirimerlo, nell'oriente il richiamo a due aspetti contrapposti che si identificano nello yin e nello yang, confluisce nella composizione di una forma armoniosa.
Analizzando bene”, conclude l'artista, “c'è una spiritualità che vogliamo rappresentare attraverso il simbolismo del bianco e del nero.” E' l'invito a superare, in un periodo di lotte sanguinose, i conflitti e a raggiungere un dialogo che porti all'equilibrio. E l'arte ci indica la strada per conseguirlo.

Nessun commento:

Posta un commento