venerdì 10 ottobre 2014

NATINO CHIRICO: Charlot, viaggio di un vagabondo



dal 2 al 31 ottobre 2014

SpazioCima
Via Ombrone 9, Roma

Testo e foto Rosa Orsini)
Dal 2 ottobre fino alla fine del mese SpazioCima, il nuovo spazio polifunzionale aperto nel quartiere Coppedè di Roma, ospita una bellissima mostra di Natino Chirico intitolata “Charlot, viaggio di un vagabondo”.
Pittore e scultore calabrese (classe 1953), Natino Chirico espone una serie di opere tra pitture, sculture e piccoli allestimenti dedicati al grande comico inglese Charlie Chaplin, nell'anno in cui ricorre il centenario del suo debutto cinematografico. Proprio nel 1814, vestendo i panni dell'indimenticabile Charlot, Chaplin si impose al pubblico con due mediometraggi: “Charlot apprendista” e “Charlot si distingue”. Da allora entra far parte nel panorama cinematografico. Oggi assurge all'Olimpo degli dèi della decima arte. Unico, indimenticabile con la sua tenerezza, la dolcezza dello sguardo, l'infantile ingenuità di un uomo che racconta una serie di infinite esperienze esilaranti ambientate nell'America di primo novecento. Lui, piccino e tenero come un fanciullo ancora ignaro della meschinità umana, ma rappresentativo di un'epoca mortificata dalla fame e dalla povertà. Charlot gioca con una vena comica fatta di arguzia, innocenza. Sorride e ci fa sorridere, facendoci dimenticare nei pochi momenti di evasione dalla realtà le difficoltà di una vita dura ai limiti della sopravvivenza. Charlot riesce a sovrapporre a tutto questo un velo di leggerezza con il suo sorriso gentile.
Natino Chirico ci riporta la magia del cinema muto, dove lo sguardo, l'espressione e il movimento sono padroni assoluti della scena. Le pitture si susseguono come fotogrammi giganteschi e colorati in cui Chirico imprime col suo estro artistico le pose e le movenze di Charlot, riproducendo con cenni di colore la sua sagoma unica e indimenticabile. Attraverso l'uso di vari materiali, olio, acrilico, e metacrilato, l'artista riesce a far muovere le figure e a cogliere con precisione i caratteri del personaggio che da lontano, già ad un primo sguardo, riconosciamo nelle sue peculiari movenze. Chirico è padrone assoluto del colore: il rosso carminio (imperante protagonista), il verde, l'azzurro, il giallo e l'oro fanno da riempimento alla sagoma disegnata.
Presenti anche piccole sculture, un paio di scarpe e una sedia colorate, e delle piccole composizioni in plexiglas dove l'artista gioca con le profondità. Chirico, disegna, colora, assembla. Artista a tutto tondo, pittore e scultore, dipinge le sue tele aggiungendo un tocco di ironia. Nel suo immaginario Charlot diviene re della comicità, pertanto riconosce nei simboli del suo personaggio, ossia bombetta e bastone, il suo scettro e la sua corona.
L'inaugurazione avvenuta il 2 ottobre ha riscosso molto successo di pubblico. Presente anche l'artista che mi ha concesso gentilmente una breve intervista in cui spiega il suo lavoro, la sua ammirazione per Charlot e il suo amore per il cinema da cui trae spunto per realizzare i suoi lavori.

D: La mostra è molto particolare. Sono rimasta colpita dal soggetto e dalla tecnica utilizzata. La scelta del soggetto che cosa nasce?
R: Per chi conosce Charlie Chaplin direi che è una scelta quasi obbligata. Lei pensi ad un novecento senza Charlie Chaplin. Sarebbe stato un novecento diverso. Io lo ritengo un personaggio indispensabile, un uomo che ha dato un contributo fortissimo a questo secolo per me straordinario sotto molti aspetti avendolo vissuto appieno e positivamente.

D: Ho notato che lei ha ritratto e riprodotto anche ad altri protagonisti del cinema, come la Magnani, Fellini. Perché questo interesse per il cinema?

R: Guardi, è un amore che nasce dalla frequentazione del cinema parrocchiale. Lei si immagini quando si è ragazzini e si va al cinema a vedere i colossal americani, Maciste, Ben Hur, Ercole. Il ragazzo sogna. Quindi tutto nasce dal sogno e dall'identificazione di ogni bambino con questi grandi miti. E poi c'è un altro aspetto, che è affascinante: quanto noi nel mondo siamo conosciuti per il cinema. Ci deve essere un motivo per cui gli italiani hanno raggiunto l'eccellenza e ottenuto così tanta considerazione. Tutto ciò mi ha suscitato molta curiosità, come anche il fatto che molti registi hanno preso molto dalla pittura. Allora ho deciso di fare l'inverso, di andare a vedere cosa la pittura può prendere dal cinema: può prendere il movimento, può prendere la velocità, può prendere tutto quello che lei oggi vede qui rappresentato nelle mie pitture, nei miei lavori. Si tratta quindi di una sorta di connubio, cambio scambio.

D: Che cosa ci caratterizza a noi italiani? Il fatto che siamo dei creativi, che riusciamo a far sognare?
R: Che diamo il meglio di noi quando arriviamo in basso, quando le cose ci vanno veramente male. Perché poi, proprio in questi momenti, riusciamo a risalire.

D: Mi parli della tecnica.
R: Un misto di acrilico, olio, metacrilato ai quali ho aggiunto anche altri materiali. Nel mio lavoro utilizzo diversi materiali. Faccio anche altre cose che lei qui non vede esposte. Uso stoffe, cartoni. Penso che la pittura sia anche ricerca, ricerca di materiali nuovi, espressivi, ricerca di tecniche nuove. La pittura deve essere una cosa viva, una cosa sempre in movimento.

D: Lei è anche uno scultore.
R. E' una scultura che viene dalla pittura, e viceversa.

D: Mi ha colpito l'uso di colori molto accesi come il rosso, e i colori pastello. Lei con il colore che rapporto ha? E' un rapporto emotivo?
R: E' un rapporto di autenticità. Io mi identifico in tutto quello che lei vede. Diciamo che sono una persona che vede il mondo a colori. Ma non mi dispiace neanche il bianco e nero. Quello che detesto sono le mezze misure, anche nella vita. Ho sempre avuto poca simpatia per quelli che io chiamo i Ponzio Pilato, quelli che stanno sempre a metà.






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