lunedì 26 gennaio 2015

“Amina e il Vulcano” disegno e testo di Simona Binni.



Una storia dedicata ai bambini ma che fa riflettere anche i grandi

 

Il tema della diversità raccontato dai disegni di Simona Binni



(testo e foto Rosa Orsini)
“Amina e il vulcano” nasce dalla fantasia di una talentuosa e giovane disegnatrice, Simona Binni che ne ha curato sia il disegno che il testo. Una delicata e commovente storia illustrata, che tocca le corde dell'anima facendole vibrare all'unisono.
Una storia che ci riporta, come un viaggio nel tempo, al periodo della nostra adolescenza, quando il sentimento di solitudine ed estraneità apparteneva al nostro quotidiano, caratterizzava i nostri comportamenti, gli isolamenti, generando quell'invisibile distanza tra il nostro mondo, fragile ed infantile, e quello degli adulti. Simona ha la capacità di evocare quelle emozioni grazie soprattutto alla sua esperienza di psicologa e all'attenzione all'universo sensibile dei bambini ai quali dedica la storia di Amina.
La protagonista, che ha soltanto dieci anni, ha il dono di parlare e comunicare con gli animali e con le piante. Naturalmente tutto ciò è visto in maniera preoccupante sia dalla famiglia che dai medici, che bollano  l'unicità del suo essere come un segnale di schizofrenia da tenere sotto osservazione. Ma il padre, forse colto da un briciolo di umana sensibilità verso la figlia problematica, decide di mandarla in vacanza dai nonni materni a Stromboli. La sua ultima vacanza prima di essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Ed è lì che Amina inconsapevolmente ritrova le sue radici materne, riscoprendo attraverso la lettura del diario la madre scomparsa, che non ha avuto la fortuna di conoscere perché morta dandola alla luce. Nonostante il tono profondo e la drammaticità della storia i contenuti fanno riflettere sulla diversità dell'individuo e di come questo sia recepito all'esterno, indipendentemente dai legami affettivi. Ma Simona ha anche la capacità di sorprendere il lettore introducendo nella storia l'elemento fantastico della creatura marina che si riscopre essere... Ma non vi racconto il finale. Il talento dell'autrice è proprio quello di dosare immaginazione e tecnica affiancandole a tematiche delicate che riguardano i ragazzi e il mondo della preadolescenza. Tema che ci rivela sarà trattato anche nel suo prossimo lavoro. In occasione della rassegna SpazioCimaComics svoltosi i primi di gennaio presso la galleria Spaziocima di Roma, Simona mi ha concesso questa breve intervista nella quale racconta il suo percorso professionale e di come il disegno abbia colmato quel vuoto interiore che ogni anima creativa avverte qualora la vita quotidiana sia scandita soltanto da momenti frenetici e fugaci.
Simona Binni

Domanda: Parlami di te e del tuo percorso artistico.
Simona: Io sono psicologa. Quindi ho fatto un percorso completamente diverso anche se disegno da una vita. Ho sempre avuto la passione per i fumetti, per i cartoni animati. Poi mi sono accorta che la vita che facevo mi stava un pochino stretta, mi mancava qualcosa, mi mancava il disegno. Cosicché quattro anni fa ho deciso di seguire questa mia passione e mi sono iscritta alla Scuola Romana del Fumetto che ho frequentato per tre anni. Lì ho imparato la tecnica, ho cercato di assorbire come una spugna tutto quello che potevo.

Domanda: Come è stata la tua esperienza nel campo del fumetto?
Simona: Oltre a disegnare i soggetti ho sempre scritto le mie storie. Così ho provato a presentare questo progetto di cui ho scritto anche la storia “Amina e il vulcano”. Mi sono presentata, ho fatto la classica gavetta portando il book alle fiere finché un giorno sono stata selezionata dalla Tunuè che è la mia attuale casa editrice. Il progetto è piaciuto e così abbiamo cominciato la lavorazione.

Domanda: Quindi questa è la tua prima pubblicazione?
Simona: E' la prima pubblicazione per quanto riguarda il grafic novel, ma ho già pubblicato due storie brevi in America, con una piccola casa editrice indipendente, la Bliss on tap. In realtà ho fatto anche un altro libro di cui ho curato le illustrazioni umoristiche. Si trattava di un lavoro per la Eurogeosurvey, un libro sulla geologia, edito dalla Comunità Europea. Poi ho lavorato come disegnatrice per una serie di pubblicità del cloud di Telecom Italia. C'è la mia mano che disegna e spiega che cosa è il Cloud.

Domanda: Anche il testo di “Amina e il vulcano” è tuo. Non è faticoso fare sia la sceneggiatura che il disegno? O forse no visto che hai l'idea in mente e sai come si muovono i personaggi?
Simona: Non lo so, ti direi sì se non fosse una cosa che ho sempre fatto fin da quando ero piccola. Io non mi metto lì a scrivere il testo. Voglio dire che quando mi metto a disegnare so già cosa diranno i miei personaggi e che quello che faranno. E' una cosa automatica, scrivo un soggetto e poi comincio a lavorarci direttamente dal punto di vista grafico. I dialoghi poi vengono da sé anche se c'è tutta la parte dell'editing che viene fatta insieme al direttore editoriale.

Domanda: Raccontami invece la storia di questo personaggio, Amina.
Simona: E' la storia di questa bambina che si chiama Amina che ha dieci anni. Un giorno viene mandata dal papà a trascorrere un periodo di vacanza sull'isola di Stromboli, a casa dei nonni materni. Qui trova il diario della mamma che lei non ha conosciuto perché è morta il giorno che l'ha partorita. Trovando questo diario ripercorre appunto le tappe della vita della mamma, quando era piccola, quando incontra il papà, si innamora e va via dall'isola. Ad un certo punto subentra nella storia un elemento fantastico.
Durante la rassegna di SpazioCimaComics

Domanda: Perché hai introdotto nella storia un soggetto fantastico, che comunque cambia il livello della narrazione?
Simona: L'elemento fantastico mi serviva come metafora per introdurre il concetto della diversità. Perché Amina è una bambina diversa dalle altre, e quindi il papà, i nonni, chi sta intorno a lei ad un certo punto devono prenderne atto. Ma come si comportano? Come reagiscono? Ognuno con il proprio modo di essere. Per me era importantissimo questo concetto tanto quanto il luogo dove si svolge tutta la storia: l'isola di Stromboli con la magia del vulcano e il mare così azzurro e profondo.

Domanda: L'isola di Stromboli è legata alla tua infanzia oppure si tratta di una scelta simbolica?
Simona: E' legata ad una vacanza.

Domanda: Quindi sei rimasta affascinata dalla sua magia?
Simona: Assolutamente sì. C'è un pezzo nella storia assolutamente autobiografico: una sera Amina sta seduta sulla scogliera insieme al nonno, il mare è mosso. Lì avverte una sensazione di isolamento e di impotenza di fronte alla natura. Ma anziché averne paura cerca di sentirsi parte dell'elemento naturale. Per me è stata la stessa cosa. Quel posto ti tira fuori delle sensazioni molto forti, direi ancestrali.

Domanda: “Amina e il vulcano” è una storia unica oppure seguiranno altre puntate?
Simona: No, per ora Amina inizia e finisce qui.

Domanda: Alla fine Amina ritrova la sua identità'?
Simona: Trova la sua identità, e tutti intorno a lei tutti  devono adeguarsi alla realtà, accettarla. Il finale è abbastanza a sorpresa. Non volevo che il finale fosse bello e basta. Volevo qualcosa che facesse pensare. Secondo me il finale necessariamente bello a volte forse è quasi deludente, scontato. Le cose che finiscono male, non che Amina finisca male, forse per un senso di fastidio ti portano a riflettere di più.

Domanda: Il tuo bagaglio culturale legato agli studi di psicologia ti aiuta a far sì che il personaggio abbia un carattere particolare. Ma soprattutto ti permette di affrontare certe tematiche che nel fumetto sono inusuali.
Simona: Sì certo. All'inizio Amina viene mandata dallo psichiatra perché è una bambina particolare. Sente le voci, parla con gli animali. A dieci anni sentire le voci non è considerato normale. Quindi nasce il desiderio di chiedersi “ma che cosa è normale?” “E' chi sente in maniera diversa la vita ad essere veramente anormale o siamo noi che non riusciamo ad uscire da certi schemi, a capire l'altro in modo diverso?” Tutto ruota quindi intorno a questo concetto.

Domanda: Quali sono i tuoi progetti futuri?
Simona: Al momento sto lavorando al prossimo libro. Vorrei parlare sempre di preadolescenza, perché è una fase estremamente delicata. E' il passaggio dall'infanzia al mondo adulto al quale però non si può dare un limite temporale fisso. Un passaggio molto importante. Quindi nel prossimo libro vorrei affrontare proprio questo tema.




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