sabato 23 maggio 2015

URBAN STORIES collettiva


Manalo

URBAN STORIES

Michael Vincent Manalo, Diamond, Gian Paolo Rabito, Davide Bramante, Matteo Casilli.


 

 

dal 15 maggio al 15 giugno 2015

galleria Rosso20sette arte contemporanea

via dell'Orso 27, Roma

Lo scorso 15 maggio alla galleria Rosso20sette di Roma è stata inaugurata la collettiva “Urban stories”. Una breve e intensa panoramica sulle realtà urbane che accorpa i lavori di cinque giovani artisti, i quali perseguendo il loro personale percorso artistico sono giunti ad una maturazione di stili e contenuti che li ha resi famosi sia in Italia che all'estero. La galleria ha selezionato alcune opere che attraverso immagini didascaliche, a volte oniriche ma sempre suggestive, celano storie di quotidiana esistenza lungo le vie affollate delle grandi metropoli o racchiuse ed elaborate nei meandri inconsci del nostro essere. I quadri, lo stencil, il disegno e la fotografia trovano quindi spazio integrandosi perfettamente lungo le pareti della galleria, una tra le più famose del centro storico di Roma dedicata all'arte contemporanea, che affianca all'installazione espositiva anche una discreta produzione editoriale che raccoglie le monografie degli artisti da lei presentati.

Ecco quindi che in quest'ultima mostra recupera a voler quasi ribadire un argomento già espresso e sviluppato i lavori surreali di Michael Vincent Manalo (Manila 1986), giovane fotografo filippino che nonostante una formazione da autodidatta realizza delle immagini sapientemente elaborate e ritoccate in post produzione. Un mix tra realtà e visione onirica in cui riproduce uomini, donne e sopratutto bambini intrappolati in una dimensione sospesa nel tempo. I personaggi sembrano muoversi nello spazio senza confini, come luoghi sperduti in chissà quale posto della memoria. Immagini che appartengono ad un universo magico dove l’intensità dei colori accompagna la sensazione delle situazioni rappresentate.
Anche Diamond è un nome che appartiene alla storia della galleria. Nato a Roma nel 1977 oggi è uno dei più importanti artisti della street art. In questa sessione vengono presentati alcuni stencil, una delle tecniche che ama adoperare, i cui contorni sembrano mangiati dal fuoco. Disegni frutto di una fantasia raffinata dove ogni dettaglio risulta ben definito. I soggetti, da una parte la sagoma di una donna dall'altra un treno in corsa, sono inscritti in un cerchio che prende nel primo la forma di una gabbia per uccelli. La sua tecnica alterna l'uso di spray, del pennello, della matita, dell'inchiostro giapponese e del black ivory mentre la sua produzione si incentra principalmente sui volti e sulle immagini di donne orientali disegnati su uno sfondo arabescante. Delle moderne femmes fatales che sfoggiano una bellezza rude e sensuale. Diamond non ricalca i cliché della street art. Diatti il suo stile subisce l'influenza dei maggiori esponenti della secessione viennese, Gustav Klimt e Alfhonse Mucha , così come troviamo richiami alle sfumature dell’Art Nouveau, allo stile Liberty e alle illustrazioni giapponesi. Ecco che la sua arte, attuale e trasgressiva, si purifica attraverso una scelta di soggetti la cui bellezza classica e seducente fuoriesce dal disegno incantando l'osservatore.
Gian Paolo Rabito,
titolo NY 02, tecnica acrilico e olio su tavola intelata, cm 60x120
Da una personale e onirica manipolazione della realtà si passa poi ad un approccio più realistico, dai contenuti immediati. Immagini che raccolgono frammenti di realtà.
Rimanendo nel campo della tecnica pittorica e del disegno, preciso e pulito nell'esecuzione, citiamo i quadri di Gian Paolo Rabito. Giovane artista romano, classe 1963, vanta alle spalle un'esperienza ventennale come illustratore free lance, collaborando con le maggiori riviste pubblicitarie. Rabito guarda ai grandi illustratori del nostro cinema con ammirazione. I suoi disegni su tela, colorati con l'acquerello che conferisce attraverso l'uso di tinte fredde una luminosità di base, riproducono gli scorci delle metropoli americane. Rabito espone due quadri dove riproduce i grattaceli frastagliati di New York. Larghe campiture e visioni aree su orizzonti sconfinati di una città che mostra il suo inconfondibile profilo. Nei suoi lavori c'è un attenzione curata dei dettagli, una precisione fotografica nel descrivere ed accostare case e palazzi, inseguendo una fedele riproduzione della realtà. Prevale comunque una personale interpretazione dell'artista che ha la capacità di restituire all'osservatore le emozioni che lo hanno catturato nei suoi viaggi oltre oceano. Questa capacità di trasferire il pathos sublima l'opera pittorica rendendola unica ed univoca.
Le storie urbane si profilano lungo le pareti della galleria. L’immagine è il racconto. In una semplice foto ci possono essere mille storie, così come avviene nella gigantografia di Davide Bramante. Nato a Siracusa nel 1970, laureato all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Bramante ama usare la tecnica analogica perché si adatta al suo modo di fotografare, riflesso esteriore del suo modo di ricordare, di pensare e di sognare. Le sue fotografie, stampate in grande formato, si compongono di sovrapposizioni temporali e spaziali. Un insieme di elementi, strade, personaggi, palazzi, chiamati a formare un tutt'uno caotico e scomposto che meglio rappresenta la realtà di New York, dove i volti si confondono lungo le strade battute quotidianamente con i ritmi veloci e serrati di ogni singola esistenza e che alterano la percezione della realtà, togliendo tempo alla riflessione e alla contemplazione.
Bramante
 Infine chiude l'esposizione Matteo Casilli. Nato a Roma nel 1963, una laurea in filosofia e un diploma alla Scuola Romana di Fotografia gli hanno permesso di costruire una suo stile fotografico riconosciuto ed apprezzato anche dai maestri dell'obiettivo come Oliviero Toscani con cui ha collaborato nella realizzazione del libro “Firenze Santo Spirito”. Casilli ha già esposto alla galleria con la personale “No surprises” dedicata alla città di New York e con la collettiva “Start Up”. I suoi light-box dedicati alla città americana raccontano i luoghi avvolti nel silenzio. Una città che in fondo non contiene sorprese secondo la sua personale visione, tranne avere l'unica particolarità di vivere 24 ore su 24. Una riflessione se vogliamo “filosofica” su una realtà urbana che si racconta con le persone che la popolano, con i colori, con i movimenti e che seppur immersa nella notte continua a vivere e pulsare.






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