martedì 29 novembre 2016

Artemisia Gentileschi e il suo tempo



Museo di Roma
Palazzo Braschi
entrata: Piazza di San Pantaleo 10
Piazza Navona 2

dal 30 novembre 2016 al 7 maggio 2017

Promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, col patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del turismo, la mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1653) si presenta come l'appuntamento più importante sulla scena del panorama artistico romano. Un evento che prende vita dopo tre anni di intenso lavoro, impiegato a coniugare le sinergie di un vasto complesso di istituzioni, pubbliche e private, molte delle quali a capo di prestigiosi musei internazionali, ed importanti collezioni private.
Una mostra “vera”, a dispetto delle mode che prediligono la presenza di esposizioni virtuali, realizzate principalmente con immagini fluttuanti su supporti murali e video installazioni. Una macchina organizzativa che ha smosso le dirigenze per una partecipazione intesa ad una reale mobilitazione delle opere dalle sedi permanenti, confluendole in un eccellente progetto espositivo, armonico ed esaustivo, nelle sale del primo piano di Palazzo Braschi, nel cuore di Roma, che muta la precedente destinazione di polo museale a complesso espositivo per mostre temporanee di grande richiamo internazionale.
Grande impiego di energie, quindi, e grande professionalità da parte degli addetti ai lavori, in primo luogo dei tre curatori che hanno partecipato a delineare il profilo espositivo, prendendo in esame la parabola umana e artistica di Artemisia Gentileschi, interprete attivissima nell'arte del suo tempo. La mostra curata dal prof. Nicola Spinosa, dalla dott.ssa Francesca Baldassarri, e da Judith Mann, approfondisce per sezioni cronologiche i periodi che hanno visto soggiornare Artemisia nei principali luoghi di sviluppo culturale a cavallo tra XVI e XVII secolo. Alla base dell'analisi critica un processo comparativo con artisti suoi contemporanei, che vede emergere nelle tele esposte le predominanti pittoriche e le influenze stilistiche che determinano la produzione artistica dei suoi più autorevoli rappresentanti.
Figlia ed allieva del più famoso Orazio, pittore di grande levatura tecnica, di chiaro stile caravaggesco, Artemisia raggiunge negli anni uno stile personale, distinto dall'auterevole padre ma sempre di altissimo livello pittorico, la cui forza espressiva trova compiutezza nella rappresentazione di personaggi tratti dall'esegesi biblica, dalla storiografia e dalla mitologia classica, imponendosi presso le maggiori corti europee come artista di primo piano. La mostra ripercorre le tappe fondamentali di una lunga produzione artistica che scorre accanto ad eventi personali e familiari che segnano la sua vita, come lo stupro subito all'età di 17 anni dal pittore Agostino Tassi, collega del padre, cui seguirà un doloroso processo che la costringe ad un repentino matrimonio riparatore con il pittore Pierantonio Stiattesi. Dopodichè, grazie all'itermediazione del padre, si trasferisce  nel Gran Ducato di Toscana in cerca di maggior fortuna. Importante l'amicizia con Michelangelo il giovane che la introduce nella colta e raffinata corte di Cosimo II de' Medici, mettendola in contatto con le potenti famiglie toscane ma anche con artisti e uomini di cultura del panorama fiorentino, soprattutto con Galileo Galilei, con cui stringerà una solida amicizia.
Artemisia è una donna dal carattere forte e dotata di un innato e raro talento posto a servizio dell'arte, che le consente di raggiungere mete professionali fino ad allora riservate soltanto agli uomini. Prima donna tra l'altro ad entrare, nel 1616, a far parte dell'Accademia di Pittura e del Disegno istituita dal Vasari. Nei suoi lunghi viaggi, cui seguiranno lunghi soggiorni professionali, a Roma, Firenze, Venezia, Londra e Napoli, assorbe le influenze pittoriche di valenti colleghi arricchendo il suo bagaglio culturale, e di riflesso condiziona lo stile contribuendo a formare il gusto delle committenze, giungendo a conquistare il favore di illustri mecenati e sovrani.
Una mostra di grande impatto per la bellezza dei quadri. Un lungo percorso espositivo, circa 90 le opere esposte, tra cui possiamo ammirare l'Autoritratto come suonatrice di liuto (del 1617), le due versioni di Susanna e i Vecchioni (quella del 1610 e quella del 1652 realizzata con Onofrio Palumbo), Danae (1612), Giuditta e la fantesca Abra (1613), Giuditta che decapita Oloferne (la versione del 1617 e quella del 1620), Ester e Assuero (1626-29), Cleopatra (1639-40). A queste si affiancano le opere di Orazio Gentileschi, Battistello Caracciolo, Filippo Tarchiani, Carlo Saraceni, Simon Vouet, Massimo Stanzione e Jusepe de Ribera.

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